Italian English French German Spanish

Descrizione

La Valle dell’Auser

Quella che ormai viene definita ‘Pompei rurale’, con circa cento fattorie di oltre duemila anni fa disseminate sulle rive opposte dei tre rami principali dell’antico Auser, è un’area pianeggiante racchiusa fra i Monti Pisani, le Colline delle Cerbaie e l’Altopiano delle Pizzorne, oggi conosciuta sotto la denominazione di Padule di Sesto/Bientina. Essa si presenta come un polmone verde, paesaggisticamente pregevole e ambientalmente intatto, tra la vicina Lucca e 60 Km ad ovest di Firenze (Toscana, Italia).
L'area è letteralmente cosparsa di insediamenti preistorici, protovillanoviani, etruschi e, soprattutto, di fattorie di epoca romana, così fitte e continue da dare l'idea dell'esistenza di una città. Si tratta di villaggi agricoli più o meno grandi, di avamposti commerciali, di agglomerati che si sviluppano sulle rive del fiume Auser, l'antico Serchio, di necropoli composte da poche o da numerose tombe, di fattorie dalla planimetria complessa munite di strutture per la produzione del vino e dell’olio, di aie, di fienili, di pozzi per acqua, di ricoveri per animali e attrezzi.

 

Fossa Nera

L'area conosciuta come "Piana delle cento fattorie" o padule di Sesto/Bientina, racchiusa fra i Monti Pisani, le Colline delle Cerbaie e l'Altopiano delle Pizzorne, è un territorio particolarmente rilevante sia dal punto di vista naturalistico sia dal punto di vista archeologico. Intorno alla metà dell'Ottocento l'intera zona fu bonificata ma in precedenza, a partire dal VI sec. d.C., era occupata da un lago. Le credenze popolari riferivano di un'antica città, chiamata Sextum, che sarebbe stata sommersa dalle acque del lago dopo un'alluvione. In effetti l'area del padule è particolarmente ricca di testimonianze archeologiche, con una presenza importante di insediamenti preistorici, protovillanoviani, etruschi e di fattorie di epoca romana.


Si tratta, per lo più, di insediamenti rurali o di piccoli empori commerciali che si sviluppano sulle rive del fiume Auser, l'antico nome del Serchio; numerose anche le necropoli, più o meno estese. Nella zona sono state condotte alcune campagne di scavo, in particolare si rammentano: quella condotta dal 1987 al 1998 dal prof. Michelangelo Zecchini nel 'giacimento' di Fossa Nera 'A', sulla riva sinistra dell'Auser, che ha portato alla luce un giacimento pluristratificato, con un arco cronologico di oltre duemila anni, dalla fine dell'età del bronzo all'epoca tardo imperiale; quella condotta nel 1999, nel vicinissimo insediamento di Fossa Nera 'B', sulla sponda opposta dell'alveo dell'antico fiume, che ha riportato alla luce strutture pertinenti ad una fattoria fortificata tardorepubblicana. Gli scavi a Fossa Nera 'A' hanno consentito di ricostruire l'esistenza di un villaggio palafitticolo della fine dell'età del bronzo, che ha restituito un gran numero di ceramiche decorate, utensili di bronzo e resti di ornamenti.

 

Fossa Nera A

Le campagne archeologiche condotte dal Comune di Porcari dal 1987 al 1998 nel sito di Fossa Nera ‘A’, sulla riva sinistra dell’Auser, hanno portato alla luce un giacimento pluristratificato la cui cronologia si distende in un arco di oltre duemila anni, dalla fine dell’Età del Bronzo all’epoca tardo imperiale. Le strutture di epoca romana, su un’area di oltre mille metri quadrati, sono in parte consolidate e visitabili; resti di un palmento per la lavorazione del vino e le strutture più antiche sono state invece rilevate e ricoperte, anche per specifiche problematiche di consolidamento e conservazione.

 

Fossa Nera B

Nel 1999, di fronte a Fossa Nera A, sulla sponda destra dell’antico Auser, un incendio scopre una parte di muro che si rivela appartenente ad una costruzione tardorepubblicana (200-175 a.C.), caratterizzata da possenti fondazioni (spessore medio 2 piedi e mezzo) e da una superficie per ora portata alla luce di circa 1000 mq..
Negli ambienti orientali sono state saggiate stratificazioni connesse alla seconda fase di uso del fabbricato, con una cronologia compresa fra il 30 a.C. e il 120 d.C. circa. Fra l’altro è stato messo in luce un pavimento di tipo ‘urbano’, costituito da ‘cubetti’ irregolari in laterizio (epoca giulio-claudia). Fra gli oggetti ritrovati spiccano due  pesi da stadera di piombo configurati ad anforetta, un portaprofumi fittile, una maniglia di bronzo massiccio forse pertinente a una situla, una conchiglia di Cardium in piombo, un mortaio di marmo, tre coppette in terra sigillata italica di forma 38, una brocca e un’olla in ceramica comune, pesi da telaio in terracotta, un denario di Vespasiano, pesi da bilancia in marmo saccaroide, piombi forati per reti da pesca, un ‘lisciatoio’ discoidale in pietra verde e un contrappeso triangolare da porta in ofiolite striata delle Apuane. E’ stato recuperato in gran parte, anche se frammentato dagli aratri, un grande dolium per granaglie (circa 2 metri di altezza e 5 di circonferenza massima, capacità di oltre una tonnellata), di produzione campana, riferibile ad epoca augustea per l’associazione con anfore di forma Dressel 2-4.

 

Altro in questa categoria: Documenti »

Contattaci

© Comune di Porcari - Piazza F. Orsi, 1 - 55016 PORCARI (LU)
Tel. 0583-21181 - Fax 0583-297564
PEC: comune.porcari@postacert.toscana.it