Fossa Nera B
La fattoria di Fossa Nera B, distante un centinaio di metri verso sud da quella di Fossa Nera A, in antico sull'altra sponda dell'Auser, è stata oggetto di numerose campagne di scavo nel 1999 e – sotto l'egida del Forum Unesco – dal 2000 al 2005.
Gli scavi del 1999, per una superficie di oltre 500 mq. occupata totalmente da strutture e stratificazioni archeologiche, hanno fatto subito emergere i forti basamenti (spessore medio 2 piedi e mezzo) di una costruzione tardorepubblicana (200-175 a.C.) con parti notevoli di alzato, a secco, costituiti da grossi blocchi di arenaria giallastra detta macigno, di arenaria grigia e di quarzite provenienti dalle cave dei vicini Monti Pisani.
Il muro perimetrale orientale, misurato in 120 piedi, rimanda ai ritmi modulari del primo impianto coloniale, giacché all'interno di Luca le insulae tardorepubblicane appaiono basate su multipli dell'actus (corrispondente a 35,5 metri circa). Il muro perimetrale settentrionale viene seguito per una lunghezza di circa 20 metri ma sembra proseguire verso ovest (come poi accerteranno gli scavi successivi).
Si individuano ambienti a tecnica edilizia tardorepubblicana, costituiti da muri elevati a secco con l'uso esclusivo di 'macigno' e di arenaria grigia, e, per contro, ambienti di epoca successiva costruiti con tecnica edilizia 'mista' (macigno e laterizi) e con l'uso di calce povera e di una sorta di graniglia peraltro già notata negli ambienti d'età imperiale nella vicina fattoria di Fossa Nera 'A'. Tardorepubblicane sono sicuramente una pisside a vernice nera di forma 3, di produzione volterrana, e le monete in bronzo con Giano bifronte su un verso e la prua di nave sul retro.
Gli ambienti orientali, connessi alla seconda fase di uso del fabbricato, sono invece riferibili ad un'età compresa fra il 30 a.C. e il 100-150 d.C. circa. Fra l'altro è stato messo in luce un pavimento di tipo 'urbano', costituito da 'cubetti' irregolari in laterizio, che i primi dati consentono di attribuire – salvo verifiche – ad epoca giulio-claudia. Fra gli oggetti meglio conservati e di maggior interesse spiccano pesi da stadera di piombo configurati ad anforetta, un portaprofumi fittile, una maniglia di bronzo massiccio forse pertinente a una situla, una conchiglia di Cardium in piombo, un mortaio di marmo, tre coppette in terra sigillata italica di forma 38, una brocca e un'olla in ceramica comune, pesi da telaio in terracotta, un denario di Vespasiano, pesi da bilancia in marmo saccaroide, piombi forati per reti da pesca, un 'lisciatoio' discoidale in pietra verde e un contrappeso triangolare da porta in ofiolite striata delle Apuane. E' stato recuperato in gran parte, anche se frammentato dagli aratri, un grande dolium per granaglie (circa 2 metri di altezza e 5 di circonferenza massima, capacità di oltre una tonnellata), di produzione campana, riferibile ad epoca augustea per l'associazione con anfore di forma Dressel 2-4.
A partire dal 2000 – con il contributo di laureati e laureandi in archeologia, storia, architettura, provenienti, nell'ambito del Forum Unesco, dalle università di Firenze, Pisa, Valencia, Lisbona, Cluj-Napoca, e perfino dalla Giordania e dal Messico- gli scavi hanno consentito di valutare in modo puntuale consistenza ed estensione dell'area archeologica, con l'accertamento dello sviluppo planimetrico, della funzione e destinazione dei numerosi ambienti interni e la cronologia delle fasi di vita (ulteriori strutture e stratificazioni in situ hanno ampliato l'area di interesse archeologico ad oltre 1000 mq.), riconducibili sostanzialmente a tre importanti momenti: la fondazione (a cavallo del 180 a,C.), la ristrutturazione (intorno al 30 a.C.), l'abbandono (150 d.C.).
E' stato accertato che le strutture di I fase (o tardorepubblicana ) presentano lo stesso orientamento (12° circa di declinazione est rispetto al nord) registrato all'interno della città di Luca nel lungo e ben conservato tratto di mura del 180 a. C. inglobato nel paramento occidentale della chiesina della Rosa.
A grandi linee, la fattoria è un grande rettangolo di circa 900 mq, con un ampio cortile su cui si affacciano i vari ambienti.
La parte destinata ad abitazione occupa la zona settentrionale, leggibile nella destinazione d'uso dei suoi vani: la sala 'di rappresentanza' (con un pavimento composto da uno statumen in ciottoli di arenaria giustapposti e legati al tetto da cocciopesto con inserti di diaspro rosso e nero), la camera da letto (con un pavimento di tessere in laterizio), la zona cucina (laterizi refrattari) accanto ad un vano che ha restituito numerosi pesi da telaio, un cortile-impluvium centrale su cui si affacciano gli ambienti suddetti, un vano destinato a magazzino ed uno, probabilmente, ad uso 'commerciale' (pesi da stadera e da bilancia).
I restanti tre quarti del complesso verso sud sono invece a chiara vocazione 'operativa' che suffragano, se ce ne fosse ancora bisogno, la definizione di 'fattoria' usata per gli insediamenti della Piana, riconducibili (almeno riferendosi alla tipologia di Fossa Nera B) a vere e proprie aziende agricole autosufficienti.
Gli scavi hanno infatti reso possibile una lettura quanto meno precisa della funzione dei diversi ambienti: ai lati di un ampio cortile a cui si accede da sud sono dislocati, ad est, una sala con ampio focolare per l'affumicatura delle derrate, una enorme sala occupata dal basamento di un 'torcular' notevole per dimensioni ((pressa da olio o da vino), un vano con i resti di una fornace e, ad ovest, probabili resti di piccoli vani adibiti a stalla, e una serie di strutture che testimoniano della presenza di almeno due grandi palmenti per la lavorazione del vino con i rispettivi bacili di raccolta.
La fattoria, consolidata nel 2006, è attualmente visitabile.
Bibliografia
⁃ Ciampoltrini G., Aspetti dell'insediamento etrusco nella valle del Serchio: il V sec. a.C., in "Studi Etruschi" LIX, 1994
⁃ Zecchini M., Lucca etrusca. Abitati, necropoli, luoghi di culto, Lucca 1999
⁃ Andreotti A., Zanini A., L'insediamento di Fossa Nera di Porcari (Lucca), in Rivista di Scienze Preistoriche 47, 1995-1996
AA. VV., Le dimore dell'Auser, Archeologia, Architettura, Ambiente dell'antico lago di Sesto, Lucca 2005